La Cattedrale di Ruvo di Puglia
Fondata secoli prima dell’arrivo dei romani, Ruvo è posta all’apice di una collina che controlla strategicamente un vasto e fertile territorio. Posta lungo la via Traiana, conobbe momenti di splendore nell’età del basso Impero romano. Il suo medioevo è in gran parte oscuro, ma ha lasciato una meravigliosa testimonianza di sé: la Cattedrale dell’Assunta. La sua costruzione ebbe inizio presumibilmente nel tardo XII secolo, per essere completata nel pieno Duecento svevo, ponendosi a cavallo tra quei due singolari fenomeni che furono il Romanico pugliese e il Gotico svevo. Alla Cattedrale si giunge attraverso uno dedalo di strette vie medievali che si aprono all’improvviso su una splendida piazzetta semicircolare su cui si eleva la singolare facciata. La particolarità risiede nello slancio verticale della navata centrale e nella inclinazione accentuata degli spioventi laterali. La facciata è uno splendido repertorio lapideo di cultura artistica pugliese: su un paramento liscio e non scandito si aprono, infatti, tre portali, incorniciati da tre finti archi su colonne. Il portale centrale è riccamente decorato da
diversi registri scultorei: decorazioni vegetomorfe, zoomorfe e antropomorfe, corrono lungo gli stipiti e i cornicioni. A guardia di questo luogo, ben cinque animali fantastici che sovrastano le loro prede: leoni stilofori e grifi. Il tutto è retto da due figure umane sofferenti e prostrate dalla fatica, i telamoni. Nella parte più alta della facciata si aprono una bifora e un grande rosone, di probabile fattura rinascimentale. Alla sua sommità, in una piccola nicchia, una statua di difficile interpretazione. Ma è lungo i cornicioni che si dispiega uno dei più ricchi repertori scultorei del pieno '200 pugliese. Le arcatelle pensili che incorniciano le pareti esterne sono, infatti, rette da sculture che hanno fatto pensare alle più diverse influenze: dai lapicidi dei maggiori cantieri svevi, alla presenza a Ruvo di Nicola Pisano, notoriamente di origine e scuola pugliese. Al di là di tali ipotesi, che porterebbero la Cattedrale ad una filiazione addirittura toscana, a noi piace interpretare tali sculture come uno dei maggiori e più maturi prodotti di un linguaggio artistico, quello pugliese, che, attingendo indifferentemente dall’arte occidentale e orientale, e da quella religiosa e profana, ha prodotto il più ricco repertorio di immagini. A Ruvo incontriamo di tutto: volti maschili, barbuti, imberbi, con corna di ariete; teste di animali reali e fantastici; maschere comiche e drammatiche; teste coronate maschili e femminili; un universo vegetale stilizzato e classicheggiante. La datazione di questo altissimo momento dell’arte pugliese non è certo: la maggior parte delle sculture apparterrebbero all’età angioina, e molte sono certamente frutto di sostituzioni e completamenti in stile cinquecenteschi e addirittura ottocenteschi, ma ciò non fa che rendere l’opera, se possibile, ancora più preziosa, a dimostrazione del permanente legame delle maestranze pugliesi con le loro radici più arcaiche. L’interno si presenta diviso in tre navate, create da pilastri polistili di diversa fattura. Sul fondo si aprono tre alte absidi, visibili all’esterno, simili a quelle della Cattedrale di Trani. In alto il finto matroneo, mai completato. Anche all’interno uno splendido repertorio scultoreo caratterizza le mensole del cornicione e divide la parte inferiore dal matroneo; si tratta, ancora una volta, di una grande singolarità, visto che raramente all’interno delle chiese pugliesi troviamo dispiegato un così vasto repertorio scultoreo e figurativo. Al di là delle controversie di attribuzione, la Cattedrale di Ruvo si presenta al visitatore come una delle più belle perle di Puglia.